Nomi negli Anime: Originali o Italiani?

Gli Adattamenti negli Anime

Avatar Micaela Rudari
4/10/2020

 

Negli anni Settanta in Italia scoppiò il boom degli anime, e su questo soggetto c’è molto da dire sulle scelte di traduzione, soprattutto tra gli anni Ottanta e Novanta. Ma andiamo a vedere cosa sono gli anime e la loro storia. 

Gli anime sono le opere di animazione di produzione giapponese, che in Italia potrebbero venire chiamate dai non conoscitori semplicemente “cartoni animati giapponesi”. “Anime” è l’abbreviazione di “animeshon”, traslitterazione giapponese della parola inglese “animation” - “animazione”.

Gli anime si dividono in prodotti differenti in base alle fascie d’età: i “kodomo” per i bambini, “shonen” per i ragazzi, “shojo” per le ragazze, “seinen” per gli uomini e “josei” per le donne. 

L’Italia è stato uno dei primi paesi Occidentali ad importare anime, ma il problema della censura, da cui sono scaturiti anche errori di traduzione, è dovuto al fatto che da metà degli anni ‘80 gli anime venivano trasmessi su reti nazionali in orari destinati ai bambini, in quanto l'animazione veniva vista da rivolgersi solo a questo tipo di pubblico e, soprattutto, per promuovere il merchandising. 

Arriviamo quindi al forzare questi prodotti con censure e adattamenti: troviamo modifiche nell’età dei personaggi, che vengono invecchiati, aggiunta di dialoghi, censure delle scene di violenza e di sangue e addirittura arriviamo all’eliminazione di riferimenti al Giappone ed alla religione.

Un aspetto legato alle traduzioni è il cambiamento del nome dei personaggi. Era pratica diffusa, infatti, sostituire i nomi originali con nomi italiani o americani. 

Ci sono esempi, come nei Cavalieri dello Zodiaco - in giapponese Saint Seiya - in cui i nomi vengono alterati o addirittura rimossi: il protagonista si chiamava originariamente “Seiya di Pegasus” ma in italiano è rimasto solo “Pegasus”, eliminando il nome che compone il titolo originale stesso dell’anime/manga, eliminandone anche il senso (i protagonisti infatti si allenano per diventare “Saint”, i guerrieri consacrati alla dea Atena. Uno dei compagni di Seya, Hyoga di Cygnus, diventa invece “Crystal” del Cigno, per avvicinarsi forse al suo potere e al suo colpo “Polvere di diamanti”.

In Sailor Moon troviamo invece la protagonista, Usagi Tsukino, con il nome di Bunny. Questo proprio perchè il nome Usagi in giapponese significa appunto “coniglio”, quindi in Italia si è mantenuta la versione americana del nome. La scelta però non regge quando viene presentata la figlia di Bunny, cioè Chibiusa: il suo nome è composto da “chibi-” e “Usa”, che letteralmente significa “piccola Usagi”. Peccato però che la madre viene chiamata Bunny e non Usagi… Se parliamo invece delle altre Guerriere Sailor, troviamo Ami, Rei, Haruka e Minato diventare Amy, Rea, Morea e Marta… 

Questi sono solo alcuni dei tanti adattamenti ai nomi giapponesi, potremmo elencarne molti altri.

Trovate corretto aver “occidentalizzato” queste opere, o pensate che in questo modo siano state maggiormente accettate da pubblico italiano?

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