Tradurre o non tradurre?

Nomi di Città

Avatar Micaela Rudari
8/2/2021

Vi siete mai chiesti come mai i nomi di alcune città vengano tradotte dalle altre nazioni, mentre alcune altre no? πŸ™ˆπŸ™‰πŸ™Š

Vorreste capire la regola di fondo? 

Pechino o Beijing?

Partiamo definendo tre importanti parole per questa argomentazione: “toponimo”, “endonimo” ed “esonimo”. Il “toponimo” è il nome proprio di un luogo, come “Lugano”, “Ticino”, “Ceresio”, “Monte Bré”. Un “endonimo” è il nome ufficiale del toponimo nella lingua in esso parlata, mentre un “esonimo” è il nome di un toponimo in una lingua che non è quella parlata nel toponimo stesso. Per esempio: “Firenze” è un endonimo, mentre “Florence” è un suo esonimo. “Deutschland” è un endonimo, “Germania” è un esonimo.

Quindi, perchè alcune città hanno degli esonimi, addirittura con una pronuncia o significato molto diverso dall’endonimo originale, ed altre invece sono conosciute internazionalmente con il loro nome?

La verità, in questo caso, è semplice: non esiste una regola. ❌❌❌

Per l’italiano la creazione di esonimi per quel che riguarda soprattutto toponimi all’interno dell’Europa è da accreditare ai latini: prendiamo ad esempio Parigi, originariamente “Lutetia”, a cui Giulio Cesare aggiunge il genitivo “Parisiorum”, “dei Parisii”, la tribù gallica che vi abitava al tempo, e da lì derivò l’esonimo Parigi.

I toponimi anglo-americani, invece, spesso non hanno un corrispondente esonimo in italiano, ciò probabilmente è dovuto alla recente fondazione di essi ed alla continua diffusione della lingua inglese, infatti, per esempio, New York è stata chiamata “Nuova York” per veramente poco tempo.

Accertato che solo consultando un libro dei toponimi si potrà conoscere se esiste una “traduzione” del nome di una città, soffermiamoci anche sulle due linee di pensiero legate a questo argomento: globalizzazione o internazionalizzazione? 😨

C’è chi conviene che l’utilizzo di un solo nome per tutto il mondo significhi una globalizzazione, cioè non siamo tutti paesi separati, ma un unico pianeta, e quindi un solo nome per una città riconosciuto in tutto il mondo. Invece c’è chi pensa che l’utilizzo di esonimi sia simbolo di internazionalizzazione della propria città, come se il riconoscimento della città negli altri paesi, sottolineando “altri”, fosse un vanto.

Qual è secondo voi la formulazione corretta, la “regola” verso la quale dovrebbe proiettarsi il futuro?

In Connection Line abbiamo 2000 traduttori e interpreti da oltre 200 paesi, gli endonimi e gli esonimi dunque non ci spaventano! πŸ’ͺ

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